giovedì 20 maggio 2010

Benvenuti


L'ascensore rosso è una di quelle cose che terrorizza. Eppure ne siamo affascinati. Ricordo che molto tempo fa parecchia gente mi sconsigliò di guardare il film "L'esorcista" e quindi lo temevo, ma ero terribilmente affascinata all'idea di guardarlo e così una sera lo guardai. Subito rimasi attratta da quell'inizio piacevole e rassicurante, la madre, la bambina, ma dentro di me una voce diceva: "C'è qualcosa che non va", diceva di stare in allerta e di non fidarmi. Più il film procedeva e più quella sensazione aumentava in modo tale che quando finalmente i segni terrorifici divennero evidenti fu per me quasi una liberazione; ma allo stesso tempo morivo di paura, ero completamente invasa dalla paura, al punto da non riuscire a muovermi. Mi dicevo che era un film e che avrei potuto spegnere la televisione in qualunque momento e tutto sarebbe finito, ma non ci riuscivo, regnava in me la trasformazione verso l'universo del terrore, un universo magnetico e inesorabile. Il bene e il male, il terrore e il suo fascino, la paura e l'immobilità come unica arma di difesa. "Se non respiro, forse le forze del male non mi sentono", "Se resto immobile divento invisibile" "Se divento una roccia nessuno mi può scalfire". L'essere umano è strano e misterioso e a volte fa cose insensate. E' del tutto trascurabile il fatto che dopo aver visto tutto il film non riuscii a dormire per una settimana, il punto focale della vicenda sta nell'immobilità. Ricordo che finito il film trovai la forza di spegnere il televisore, ma non quella di alzarmi ed andare a dormire, aspettai l'alba nella stessa posizione in cui avevo guardato verso lo schermo, ascoltai l'abbaiare dei cani del vicino, guardai passare mia sorella che appena sveglia andava verso il bagno ed attesi così la vita che riprendeva lenta il suo corso.

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